Angelo GArripoli
racconta esperienza la sua esperienza della gf di firenze
Una gara bellissima e dura, davvero dura.
140km e 2850 metri di dislivello.
La tosse di questi giorni l'ha fatta da padrona fino al momento in cui la gara è partita. Salvo ritornare prepotente in quasi tutte le discese...
Pettorale 2856, ultima griglia.
Tempo freddo e coperto. Qualche goccia di pioggia. Si parte puntuali ma essendo indietro, ci metto un pò ad agganciare i pedali.
I primi 10km sono di trasferimento, attraversando Firenze lungo l'Arno per arrivare all'attacco della salita di Fiesole dove parte il crono ufficiale.
Ho paura a forzare, continuo ogni tanto a tirare colpi di tosse mentre il naso cola, cola senza fine...chissà cosa pensavano gli altri nel vedermi!
La prima salita di Fiesole mi serve per capire cosa posso fare. Il cuore gira un paio di punti percentuali più alto del solito, e credo questo sia dovuto all'influenza. Le gambe girano e spingono. Senza accorgermente salgo su tra i 18 e i 20 km/h.
La prima salita fa molta selezione come in tutte le GF credo.
Da lì in poi mangia e bevi abbastanza veloce fino alle Croci. Si pedala bene e non vado in affanno.
Oggi ho provato ad essere più metodico con alimentazione: ho incollato sul telaio gli orari per mangiare mentre mi impongo di bere ogni 15 min. Dopo le Croci si scende in una bella e tecnica discesa dove spingo quanto posso.
Si entra nell'autodromo del Mugello percorrendo la panoramica. Purtroppo una strada stretta e molto sporca con rampe senza senso oltre il 20% che mi costringono a salire sui pedali con la ruota posteriore che slitta vistosamente. Da lì in poi il percorso Medio e Lungo si separano. Faccio un breve esame di coscienza e viste le condizioni buone, imbocco davanti a me la strada per il lungo.
Inizia il Passo del Giogo. 13 km con delle rampe "incazzate" fino al 13%.
Mi accorgo che stranamente digerisco più le rampe sopra il 10% che quelle tra il 7 e il 9%. Infatti continuo a superare molta gente. La salita è dura e tormentata con poco spazio per rifiatare.
In punta al Giogo mi fermo per prendere acqua e mi butto in discesa. Un vento gelido soffia da nord e in pochi secondi mi ritrovo congelato, tanto da non sentire più le mani e rischiare di non frenare. Mi fermo e metto la mantella. La discesa anche qui è molto tecnica e veloce. Cerco di mettere in pratica alcuni consigli che Danilo (grazie ancora!) mi ha dato in qualche uscita, dato che la discesa non è il mio forte, e mi difendo molto bene.
Entro nell'abitato di Fiorenzuola dove decido di non fermarmi al ristoro. Comincia l'ascesa al Passo della Futa. Dopo un primo pezzo tranquillo, parte il pezzo più duro, mai sotto il 10% con punte al 15%. Sono delle vere legnate nelle gambe. Gestisco fiato e cuore, giocando con cambio e variando posizione tra seduto e in piedi. Passano anche questi primi 8 km raggiungendo il primo scollinamento della Futa. Il secondo lo affronto con più slancio grazie anche ad un gruppo che aiuta a fare ritmo. Ho percorso 77 km e il dislivello accumulato supera i 2500 metri...
Poi via giù in discesa. Strade perfette e larghe: riesco a togliermi qualche soddisfazione anche io, salvo poi in un punto vedere il manubrio ondeggiare vistosamente a causa del vento. Controllo e mollo un pò.
Comincia un pezzo con alcune discese e strappi..ciò che mi fa più soffrire. E infatti in pochi minuti arrivano i crampi all'interno coscia. Devo fermarmi ed esibirmi in una spaccata a bordo strada. Ho paura per un attimo di aver buttato via la gara. Risalgo in bici e decido di agilizzare un pò per vedere come va. Sembra che tutto sia risolto. Arrivo al trasferimento del Lago Bilancino: un vallonato indigesto (per me che peso 67 kg e che non brillo certo di potenza) che comincia a preoccuparmi. Trovo alcuni altri ciclisti, due chiacchiere e ci organizziamo in treno. Peccato che a tirare siamo solo in due, mentre dietro di noi continua ad aggiungersi gente... La media non è mai sotto i 30 km/h si viaggia bene ma ci si stanca anche. Dopo il lago la strada rientra verso Pratolino con un lungo falsopiano veloce. Fortunatamente dalle retrovie, una numerosa squadra di Varese ci da il cambio e ci tira fino all'attacco del Miglio.
Il Miglio: poco più di un km mai sotto l'11% con punte al 15%. Continuo a spingere e salire (dati di Strava alla mano vado oltre i 1000 mt di VAM !).
Dopo, ancora qualche strappo oltre il 10% e arriva finalmente l'ultima discesa della Faentina che divoro ad oltre 50 km/h di media.
Vedo il cartello dell'ultimo km e penso che ormai sia fatta. Manca solo il famoso strappo di via Salviati. Penso che dopo tutto quello che ho visto non saranno poche centinaia di metri a fermarmi.
Giro a destra e imbocco la via. Davanti a me letteralmente un muro su cui vedo ciclisti che tentano di tenergli testa in tutti i modi. C'è chi sale e spinge, c'è chi zizzaga. Tanti, molti, scendono dalla bici. Mai visto una cosa del genere.
Tiro giù il 34 e sgrano tutti i pignoni fino al 28 e comincio a salire. La pendenza cresce inesorabile e in pochi metri raggiunge valori incredibili.
Leggo sul Garmin 22% e smetto di guardarlo. Contemporaneamente i crampi invadono le mie gambe partendo dai polpacci e poi irradiandosi sui capi dei quadricipiti e bicipiti femorali e interno cosce. Ad ogni pedalata partono crampi tanto che ho paura di bloccarmi e cadere.
Stringo i denti e alzo lo sguardo verso l'arrivo. Ho il sedere tutto indietro per evitare di ribaltarmi e continuo a spingere finchè ne ho. Comincio a piangere dal dolore fin quando sento che la morsa della pendenza molla e il tappeto del fine corsa è lì a pochi metri da me.
Alzo le braccia al cielo e mi fermo istantaneamente: mi piego sulla bici e resto così per 5 minuti, tossendo come un matto.
Chiamo mia moglie e non riesco a parlare perchè ho un nodo alla gola: lo sforzo, la fatica e la gioia di sentirla si mischiano in un attimo.
Chiudo 631esimo, 59esimo di categoria (!) con una media che sfiora i 30km/h (!!!)
Guardo e riguardo i tempi ufficiali e sorrido. E' stata davvero una gran bella giornata.
Appuntamento alla Nove Colli il 24 maggio.
140km e 2850 metri di dislivello.
La tosse di questi giorni l'ha fatta da padrona fino al momento in cui la gara è partita. Salvo ritornare prepotente in quasi tutte le discese...
Pettorale 2856, ultima griglia.
Tempo freddo e coperto. Qualche goccia di pioggia. Si parte puntuali ma essendo indietro, ci metto un pò ad agganciare i pedali.
I primi 10km sono di trasferimento, attraversando Firenze lungo l'Arno per arrivare all'attacco della salita di Fiesole dove parte il crono ufficiale.
Ho paura a forzare, continuo ogni tanto a tirare colpi di tosse mentre il naso cola, cola senza fine...chissà cosa pensavano gli altri nel vedermi!
La prima salita di Fiesole mi serve per capire cosa posso fare. Il cuore gira un paio di punti percentuali più alto del solito, e credo questo sia dovuto all'influenza. Le gambe girano e spingono. Senza accorgermente salgo su tra i 18 e i 20 km/h.
La prima salita fa molta selezione come in tutte le GF credo.
Da lì in poi mangia e bevi abbastanza veloce fino alle Croci. Si pedala bene e non vado in affanno.
Oggi ho provato ad essere più metodico con alimentazione: ho incollato sul telaio gli orari per mangiare mentre mi impongo di bere ogni 15 min. Dopo le Croci si scende in una bella e tecnica discesa dove spingo quanto posso.
Si entra nell'autodromo del Mugello percorrendo la panoramica. Purtroppo una strada stretta e molto sporca con rampe senza senso oltre il 20% che mi costringono a salire sui pedali con la ruota posteriore che slitta vistosamente. Da lì in poi il percorso Medio e Lungo si separano. Faccio un breve esame di coscienza e viste le condizioni buone, imbocco davanti a me la strada per il lungo.
Inizia il Passo del Giogo. 13 km con delle rampe "incazzate" fino al 13%.
Mi accorgo che stranamente digerisco più le rampe sopra il 10% che quelle tra il 7 e il 9%. Infatti continuo a superare molta gente. La salita è dura e tormentata con poco spazio per rifiatare.
In punta al Giogo mi fermo per prendere acqua e mi butto in discesa. Un vento gelido soffia da nord e in pochi secondi mi ritrovo congelato, tanto da non sentire più le mani e rischiare di non frenare. Mi fermo e metto la mantella. La discesa anche qui è molto tecnica e veloce. Cerco di mettere in pratica alcuni consigli che Danilo (grazie ancora!) mi ha dato in qualche uscita, dato che la discesa non è il mio forte, e mi difendo molto bene.
Entro nell'abitato di Fiorenzuola dove decido di non fermarmi al ristoro. Comincia l'ascesa al Passo della Futa. Dopo un primo pezzo tranquillo, parte il pezzo più duro, mai sotto il 10% con punte al 15%. Sono delle vere legnate nelle gambe. Gestisco fiato e cuore, giocando con cambio e variando posizione tra seduto e in piedi. Passano anche questi primi 8 km raggiungendo il primo scollinamento della Futa. Il secondo lo affronto con più slancio grazie anche ad un gruppo che aiuta a fare ritmo. Ho percorso 77 km e il dislivello accumulato supera i 2500 metri...
Poi via giù in discesa. Strade perfette e larghe: riesco a togliermi qualche soddisfazione anche io, salvo poi in un punto vedere il manubrio ondeggiare vistosamente a causa del vento. Controllo e mollo un pò.
Comincia un pezzo con alcune discese e strappi..ciò che mi fa più soffrire. E infatti in pochi minuti arrivano i crampi all'interno coscia. Devo fermarmi ed esibirmi in una spaccata a bordo strada. Ho paura per un attimo di aver buttato via la gara. Risalgo in bici e decido di agilizzare un pò per vedere come va. Sembra che tutto sia risolto. Arrivo al trasferimento del Lago Bilancino: un vallonato indigesto (per me che peso 67 kg e che non brillo certo di potenza) che comincia a preoccuparmi. Trovo alcuni altri ciclisti, due chiacchiere e ci organizziamo in treno. Peccato che a tirare siamo solo in due, mentre dietro di noi continua ad aggiungersi gente... La media non è mai sotto i 30 km/h si viaggia bene ma ci si stanca anche. Dopo il lago la strada rientra verso Pratolino con un lungo falsopiano veloce. Fortunatamente dalle retrovie, una numerosa squadra di Varese ci da il cambio e ci tira fino all'attacco del Miglio.
Il Miglio: poco più di un km mai sotto l'11% con punte al 15%. Continuo a spingere e salire (dati di Strava alla mano vado oltre i 1000 mt di VAM !).
Dopo, ancora qualche strappo oltre il 10% e arriva finalmente l'ultima discesa della Faentina che divoro ad oltre 50 km/h di media.
Vedo il cartello dell'ultimo km e penso che ormai sia fatta. Manca solo il famoso strappo di via Salviati. Penso che dopo tutto quello che ho visto non saranno poche centinaia di metri a fermarmi.
Giro a destra e imbocco la via. Davanti a me letteralmente un muro su cui vedo ciclisti che tentano di tenergli testa in tutti i modi. C'è chi sale e spinge, c'è chi zizzaga. Tanti, molti, scendono dalla bici. Mai visto una cosa del genere.
Tiro giù il 34 e sgrano tutti i pignoni fino al 28 e comincio a salire. La pendenza cresce inesorabile e in pochi metri raggiunge valori incredibili.
Leggo sul Garmin 22% e smetto di guardarlo. Contemporaneamente i crampi invadono le mie gambe partendo dai polpacci e poi irradiandosi sui capi dei quadricipiti e bicipiti femorali e interno cosce. Ad ogni pedalata partono crampi tanto che ho paura di bloccarmi e cadere.
Stringo i denti e alzo lo sguardo verso l'arrivo. Ho il sedere tutto indietro per evitare di ribaltarmi e continuo a spingere finchè ne ho. Comincio a piangere dal dolore fin quando sento che la morsa della pendenza molla e il tappeto del fine corsa è lì a pochi metri da me.
Alzo le braccia al cielo e mi fermo istantaneamente: mi piego sulla bici e resto così per 5 minuti, tossendo come un matto.
Chiamo mia moglie e non riesco a parlare perchè ho un nodo alla gola: lo sforzo, la fatica e la gioia di sentirla si mischiano in un attimo.
Chiudo 631esimo, 59esimo di categoria (!) con una media che sfiora i 30km/h (!!!)
Guardo e riguardo i tempi ufficiali e sorrido. E' stata davvero una gran bella giornata.
Appuntamento alla Nove Colli il 24 maggio.