ESTATE 2016:
UN MESE IN ALTO ADIGE
bY SARA & faMILY
Un mese in Alto Adige, ai piedi delle rocce più belle del mondo; un mese sui pedali, noi sette, grandi e piccoli insieme; un mese di emozioni e incanto sulle strade a curve che portano sempre più in alto. La passione vera per la montagna, i traguardi che non avremmo mai immaginato, le imprese che non avrebbero lo stesso sapore se non fossero vissute con le persone che amiamo. Mesi e mesi di allenamento, tra il freddo pungente dell’inverno e il caldo soffocante di giugno, migliaia di chilometri percorsi insieme per allenare i bambini e per abituare le nostre gambe a trasportare il peso di chi non sa ancora pedalare e di chi non potrà farlo mai.
Ed eccoci qui. Una scommessa con noi stessi, col destino, e con la vita.
Ed eccoci qui. Una scommessa con noi stessi, col destino, e con la vita.
Mi innamorai del passo Gardena quando avevo sette anni, quando dissi a mio padre che io su quelle cime così alte e imponenti ci volevo andare. E lui mi portò.
Salire al Gardena è stato un piccolo viaggio nella memoria: le vie fatte con papà, le rocce strapiombanti, i panorami che mi toglievano il fiato quando ancora ero bambina; le gite e i percorsi più belli fatti anni dopo con mio marito, e poi con i bimbi sulle spalle. Abbiamo pedalato col sorriso, dall’inizio alla fine, mentre i ricordi si rincorrevano veloci.
E poi c’è stata l’emozione di vedere i nostri figli salire sicuri tra i tornanti ripidi, c’è stata la soddisfazione di portare lassù un ragazzino di 13 anni e una bambina di tre, con la sola forza delle nostre gambe e del nostro cuore. E la gioia immensa di arrivare insieme, a 2137 metri. O tutti o nessuno.
Salire al Gardena è stato un piccolo viaggio nella memoria: le vie fatte con papà, le rocce strapiombanti, i panorami che mi toglievano il fiato quando ancora ero bambina; le gite e i percorsi più belli fatti anni dopo con mio marito, e poi con i bimbi sulle spalle. Abbiamo pedalato col sorriso, dall’inizio alla fine, mentre i ricordi si rincorrevano veloci.
E poi c’è stata l’emozione di vedere i nostri figli salire sicuri tra i tornanti ripidi, c’è stata la soddisfazione di portare lassù un ragazzino di 13 anni e una bambina di tre, con la sola forza delle nostre gambe e del nostro cuore. E la gioia immensa di arrivare insieme, a 2137 metri. O tutti o nessuno.
Il passo Campolongo, 1875 metri, ha tornanti ideali per un ottimo allenamento sui pedali: pendenze fino all’11% ma chilometraggio breve. Perfetto per mettere alla prova i più piccoli, per prepararli alle grandi salite.
“Bimbi, se ve la cavate bene sui tornanti del Campolongo, siete pronti per il Giau”.
Li hanno fatti volando.
Il Campolongo è anche il passo dove siamo stati bersagliati di più dai commenti della gente a bordo strada. Dalle urla dei Romani “Anvedi questi che si portano i bambini a spasso!”…(sì, a spasso. Sul Campolongo. Va beh.)….alla saggezza dei Toscani “Guarda questi, c’hanno le slitte attaccate alle bici!”…(già, le slitte. E portiamo doni ai bimbi buoni).
E così, tra quattro sane risate, la fatica dei tornanti è presto dimenticata.
“Bimbi, se ve la cavate bene sui tornanti del Campolongo, siete pronti per il Giau”.
Li hanno fatti volando.
Il Campolongo è anche il passo dove siamo stati bersagliati di più dai commenti della gente a bordo strada. Dalle urla dei Romani “Anvedi questi che si portano i bambini a spasso!”…(sì, a spasso. Sul Campolongo. Va beh.)….alla saggezza dei Toscani “Guarda questi, c’hanno le slitte attaccate alle bici!”…(già, le slitte. E portiamo doni ai bimbi buoni).
E così, tra quattro sane risate, la fatica dei tornanti è presto dimenticata.
La conquista del Giau, una delle salite più dure delle Dolomiti. Un traguardo sognato per mesi, immaginato, dipinto nei pensieri, e finalmente raggiunto.
La bici insegna che non ci sono ostacoli che non si riescano a superare, non ci sono fatiche che non si possano affrontare
La bici insegna che non ci sono ostacoli che non si riescano a superare, non ci sono fatiche che non si possano affrontare
Le salite in bici sono miscugli di emozioni, tolgono il fiato e rubano il sonno finchè non le fai, finchè quel sogno non diventa realtà. Per giorni ci siamo chiesti se ce l’avremmo fatta, sembrava una follia: troppa salita, troppe ore sui pedali, troppo peso da tirare. Ma era una sfida troppo bella. Ed eccoci qui. Passo Campolongo, discesa ad Arabba, salita al Pordoi, ritorno ad Arabba e di nuovo il Campolongo dall’altro versante per tornare in Val Badia. 2500 metri di dislivello, sei ore sui pedali, e il nostro sorriso.
Emozionati alla partenza, quando c’era la paura di non farcela, emozionati sui tornanti del Pordoi, che è e rimane il passo più bello da raggiungere in sella, dove i turisti fermi alle piazzole di sosta fotografavano Bea dicendo “non sono cose che si vedono tutti i giorni”. Emozionati al traguardo a più di 2200 metri, quando la gente si è spostata ai lati della strada per batterci le mani, e ci siamo sentiti minuscoli campioni del Giro, un minuto di gloria e lacrime. Emozionati quando un ciclista si è avvicinato a noi, ha accarezzato Marco e ci ha detto commosso “Anche io avevo un nipotino così. Siete degli eroi”.
No, non siamo eroi. E’ che la vita merita di essere resa sempre più bella, ogni giorno. E noi lo stiamo facendo.
Emozionati alla partenza, quando c’era la paura di non farcela, emozionati sui tornanti del Pordoi, che è e rimane il passo più bello da raggiungere in sella, dove i turisti fermi alle piazzole di sosta fotografavano Bea dicendo “non sono cose che si vedono tutti i giorni”. Emozionati al traguardo a più di 2200 metri, quando la gente si è spostata ai lati della strada per batterci le mani, e ci siamo sentiti minuscoli campioni del Giro, un minuto di gloria e lacrime. Emozionati quando un ciclista si è avvicinato a noi, ha accarezzato Marco e ci ha detto commosso “Anche io avevo un nipotino così. Siete degli eroi”.
No, non siamo eroi. E’ che la vita merita di essere resa sempre più bella, ogni giorno. E noi lo stiamo facendo.
E poi ci sono le pedalate simpatiche, quelle che valgono come allenamento, quelle dove ti riscopri masochista perché siccome ti devi allenare riempi il carretto di cianfrusaglie e creme solari, e banane, che avevi giurato a te stessa che non avresti portato mai più. Sei banane da tre etti ciascuna.
Le pedalate simpatiche sono quelle che iniziano con i bomboloni comprati in pasticceria “Come li vuole? Cioccolato, marmellata o crema?”…..nel dubbio, tutti e tre; sono quelle dove succede sempre di tutto, dove ti fermi a fare la pipì e scopri che ti sei messa sopra l’unico formicaio della tratta Cortina-Dobbiaco; sono quelle dove i tuoi figli ti dicono che mentre pedali hai le cosce che traballano come un budino alla vaniglia, e allora ti offri volontaria per rifare due volte la salita dove Cecilia ha buttato i sandaletti da montagna fuori dal carretto, per andare a recuperarli, e per rassodare il budino. Le pedalate simpatiche sono quelle dove senti il rumore di una bici che ti sta superando e dici “Ciao amore mio stupendo”. Ma al posto di tuo marito c’è un vecchietto sudato che ti risponde “Ciao bellezza”.
Le pedalate simpatiche sono quelle che iniziano con i bomboloni comprati in pasticceria “Come li vuole? Cioccolato, marmellata o crema?”…..nel dubbio, tutti e tre; sono quelle dove succede sempre di tutto, dove ti fermi a fare la pipì e scopri che ti sei messa sopra l’unico formicaio della tratta Cortina-Dobbiaco; sono quelle dove i tuoi figli ti dicono che mentre pedali hai le cosce che traballano come un budino alla vaniglia, e allora ti offri volontaria per rifare due volte la salita dove Cecilia ha buttato i sandaletti da montagna fuori dal carretto, per andare a recuperarli, e per rassodare il budino. Le pedalate simpatiche sono quelle dove senti il rumore di una bici che ti sta superando e dici “Ciao amore mio stupendo”. Ma al posto di tuo marito c’è un vecchietto sudato che ti risponde “Ciao bellezza”.
Quindici anni fa, in un luglio caldissimo, feci con mio marito una delle vie ferrate più belle e mozzafiato delle Dolomiti sulla Tofana di Rozes, 3200 metri di roccia e potenza, una parete strapiombante a picco sul bosco, da cui si poteva scorgere la strada che portava al Falzarego, dove le macchine diventavano piccole piccole mentre noi salivamo fino a toccare le nuvole.
Oggi su quella strada abbiamo visto i nostri figli diventare sempre più grandi e più forti. E lei, la Tofana, imponente e maestosa, immobile a guardarci. A guardare la vita che scorre e genera altre vite. A guardare la bellissima storia di una famiglia.
Oggi su quella strada abbiamo visto i nostri figli diventare sempre più grandi e più forti. E lei, la Tofana, imponente e maestosa, immobile a guardarci. A guardare la vita che scorre e genera altre vite. A guardare la bellissima storia di una famiglia.
Il meraviglioso bis del Gardena.
Nessun commento strano a bordo strada, ma le foto dei Giapponesi. E le foto dei Giapponesi valgono più di qualunque commento, perché loro si fermano ad immortalare tutto, persino un filo d’erba con la rugiada o una formica che trasporta la briciola di pane.
E quindi avranno fotografato le scritte KTM sulle nostre bici, il carretto verde con Cecilia e il carretto azzurro con Marco, la manina di Ceci che salutava e mandava baci, il piede di Marco fuori dal carretto per metà, le gambette secche secche di Beatrice e le mie a mo’ di budino, i polpaccetti di Marta e Matteo e i polpacci da ciclista del papà, le mie trecce mezze disfatte e le unghie appena tagliate, e poi il cioccolato Milka quasi sciolto, i salamini affumicati di cervo e le salviette Pampers che fuoriuscivano dal saccone a rete del carretto verde.
E quindi sì, saremo famosi anche in Giappone.
Nessun commento strano a bordo strada, ma le foto dei Giapponesi. E le foto dei Giapponesi valgono più di qualunque commento, perché loro si fermano ad immortalare tutto, persino un filo d’erba con la rugiada o una formica che trasporta la briciola di pane.
E quindi avranno fotografato le scritte KTM sulle nostre bici, il carretto verde con Cecilia e il carretto azzurro con Marco, la manina di Ceci che salutava e mandava baci, il piede di Marco fuori dal carretto per metà, le gambette secche secche di Beatrice e le mie a mo’ di budino, i polpaccetti di Marta e Matteo e i polpacci da ciclista del papà, le mie trecce mezze disfatte e le unghie appena tagliate, e poi il cioccolato Milka quasi sciolto, i salamini affumicati di cervo e le salviette Pampers che fuoriuscivano dal saccone a rete del carretto verde.
E quindi sì, saremo famosi anche in Giappone.
Chiudiamo il nostro mese dolomitico con 420 km pedalati su e giù per monti e valli. Tanta gioia, e una grande soddisfazione.
Fieri della nostra piccola squadra, orgogliosi dei nostri figli e di quelle gambette che non si fermerebbero mai.
Sempre insieme, noi sette. E non c’è cosa più bella.
Insegnate ai vostri figli la fatica, il sudore e il sacrificio, fate in modo che percorrano con coraggio le salite e le discese, in montagna come nella vita, aiutateli a scoprire la forza per superare gli ostacoli e raggiungere i traguardi, la bellezza della strada da percorrere, dei suoi tornanti a volte ripidi ma non impossibili. Spiegate loro che nulla è scontato e nulla è dovuto, ma tutto va conquistato e meritato. Saranno adulti migliori di noi.
Fieri della nostra piccola squadra, orgogliosi dei nostri figli e di quelle gambette che non si fermerebbero mai.
Sempre insieme, noi sette. E non c’è cosa più bella.
Insegnate ai vostri figli la fatica, il sudore e il sacrificio, fate in modo che percorrano con coraggio le salite e le discese, in montagna come nella vita, aiutateli a scoprire la forza per superare gli ostacoli e raggiungere i traguardi, la bellezza della strada da percorrere, dei suoi tornanti a volte ripidi ma non impossibili. Spiegate loro che nulla è scontato e nulla è dovuto, ma tutto va conquistato e meritato. Saranno adulti migliori di noi.